Per non dimenticare.....
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“GIORNATA DELLA MEMORIA” per comprendere il senso di eventi orrendi. E per tentare di capire, con uno sforzo continuo della ragione, perché quest’immane tragedia sia potuta accadere. L’oblìo è il contrario della storia. Si cerca di ricordare, non solo per capirne le cause ma per verificare e sondare se esse, in qualche modo, sopravvivono nel nostro tempo. Allora ci fu una cultura della discriminazione razziale che diventò l’ideologia portante di un regime; una strategia dello sterminio che portò all’annichilimento individuale.
Tutto questo può in qualche modo ripetersi? Scriveva Primo Levi in “La ricerca delle radici”: “Non ci sono demoni, assassini di milioni di innocenti sono gente come noi, hanno il nostro viso, ci rassomigliano”. Tuttavia, non tutte le persone coinvolte nella Shoah furono passivi osservatori della barbarie nazista nell’eliminazione degli Ebrei. Vi furono anche delle persone, come l’industriale tedesco Oskar Schindler o l’italiano Giorgio Perlasca, che salvarono migliaia di Ebrei dalla morte e sono perciò ricordati e celebrati dai superstiti come “giusti delle nazioni”. Si trattò comunque di un nucleo molto ristretto, che si ribellò contro quello che era l’ordine costituito ed imposto e che non valse certo a fermare l’orrore che brulicava intorno.
Proprio così, la memoria che separa l’umano dal disumano apparirà più forte delle contrapposizioni politiche e territoriali. La memoria non tornerà per via delle commemorazioni ma dovrà rinascere intimamente, dovrà ridiventare cultura, punto di aggregazione e di riferimento. Essa potrà ritornare anche attraverso le parole di gente che ha lasciato un segno indelebile nelle pagine della storia e della letteratura; come appunto Primo Levi in “La Tregua”, il quale ricorda: “Quelli che uscivano da Auschwitz non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno…era la stessa vergogna che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui”. Memoria dunque come comprensione dell’accaduto e riflessione sull’immane tragedia che ha colpito milioni di individui, uccidendone l’essenza.
Ed ancora le parole di Hans Jonas (filosofo ebreo), il quale affermò che Dio non sarebbe intervenuto in questo tragico evento “non perché non lo volle, ma perché non fu in condizione di farlo”; in altri termini, Dio, concedendo originariamente agli uomini la libertà, è come se avesse rinunciato alla sua potenza: da qui la sua impossibilità di intervenire nella storia del mondo! Certo un’affermazione, questa di Hans Jonas, che non dà spazio ad interpretazioni, che lascia interdetti. Ma se davvero una dittatura, totalitaria come il nazismo, fu capace di sopprimere la libertà in tutte le sue accezioni e la dignità individuale, allora ritengo che lo stesso detto del grande Adorno “dopo Auschwitz non si possono più scrivere poesie”, si possa rileggere in una nuova chiave, quella appunto di Imre Kertesz, ragazzo salvato dal campo di sterminio e divenuto premio Nobel, il quale parafrasando il filosofo affermò: “Dopo Auschwitz, si possono scrivere poesie solo su Auschwitz…”.
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Tiziana Romeo




