Carl Schmitt e le dinamiche del potere
Qualsiasi dissertazione che coinvolga il giurista tedesco Carl Schmitt deve, per onestà intellettuale, porre l’accento sull’influenza che ebbe su di lui e i suoi scritti la sua appartenenza alla fede cattolica. Non è un caso se proprio in un suo celebre libro Cattolicesimo romano e forma politica, Schmitt non esita ad elogiare la sua appartenenza alla Chiesa Cattolica Romana, intesa come unico baluardo contro il dilagare di una società moderna, oppressa dall’onnipresenza della tecnica. Epimeteo Cristiano, così amava definirsi Schmitt, per la sua predisposizione a giungere sempre troppo tardi, quando oramai i fatti erano già consegnati alla storia dell’umanità. Dalla lettura in controluce della dimensione spirituale schmittiana affiora anche una dimensione temporale, politica par excellence, che ci permette di classificare la sua intera esistenza come contrapposta all’allineamento con il pensiero generalizzato vincolato al conformismo. La dimensione politica di Schmitt è sempre caratterizzata da una duplice contrapposizione tra amico/nemico. Questo iato tra amico e nemico è la ragion d’essere di ogni azione umana, politica appunto, per mezzo della quale il Politico savio deve essere in grado di governare le due fazioni in modo tale da trarne il maggior ricavo per la propria comunità. In questo iato politico si inserisce il discorso sul potere di Schmitt, un dialogo sul potere che lo accompagnerà per tutta la vita e che a volte, come un pesante fardello (a causa del breve accostamento con il potere nazista), tenderà a gettarlo nell’oblio del giudizio storico. Proprio per questa sua continua interazione con il potere, Schmitt può arrogarsi il diritto di affrontare il tema, così come fa un medico esperto alle prese con un caso patologico. Ma qual è la natura del potere secondo Schmitt? Innanzitutto “il potere è qualcosa di più sia della somma di tutti i singoli consensi che ottiene sia del loro prodotto”. Il potere dunque ha un’anima oggettiva che storicamente travalica quella soggettiva che lo esercita e lo demanda. E il potere dei moderni non derivando né dalla natura né da Dio è un potere prettamente umano “il potere che un uomo esercita su altri uomini deriva dagli uomini stessi”. Ma secondo Schmitt il potere non è né buono, né cattivo né tantomeno neutro, è una dimensione oggettiva che travalica i tempi. Ma proprio perché si tratta di un potere umano, l’uomo che tende a caderne vittima, non riesce a delimitarne l’abuso una volta ottenuto il consenso per esercitarlo. A tal proposito appare cristallina l’analogia con gli eventi storici del Novecento, dove si evince un abuso sproporzionato del potere. In conclusione, qual è il tipo di potere che oggi giorno impregna le attività umane? La risposta è sempre la medesima, uguale e ripetuta all’unisono da Schmitt: il potere travalicante della tecnica moderna, della scienza che diventando soggetto storico ha surclassato le dinamiche sociali ingabbiando gli uomini in un continuo asservimento.
Luigi Martino